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Racconti Boliviani «

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di Margherita Maniscalco – CISS

Risate frivole, minigonne simil-inesistenti, una multisala cinematografica in una city mall al lato di boulevard attraversati da land rovers….sono di ritorno, facendo tappa in una Florida sbrilluccicante che ostenta lo sviluppo e il progresso…e mi chiedo se due Americhe così diverse potranno mai capirsi….

Ripenso a queste giornate boliviane. Una Bolivia che forse più degli altri paesi del continente latinoamericano riesce ancora a proporre uno stile di vita diverso, autonomo. Per le strade di La Paz, le donne che vestono le pesanti pollera colorate con l’immancabile bombetta nera sul capo, rendono viva ogni giorno la tradizione dei popoli Aymarà o Quechua. Qui non c’è bisogno del cellulare, l’Entel, la compagna di telefonia e comunicazioni del paese (ri-nazionalizzata dal Governo Morales dopo che la Telecom Italia nel 1995 aveva acquisito il 50% della società)– ti da la possibilità di chiamare ovunque con pochi pesos boliviani mentre non c’è motivo di possedere un automobile, i micro e i bus ti portano in qualsiasi momento in qualsiasi angolo della città tu desideri andare. Poche sono le case nella città satellite di El Alto che possiedono i servizi igienici….ma i bagni pubblici almeno in parte sopperiscono a tale mancanza.

Forse l’unico paese dove Mc Donald ha dovuto chiudere 8 ristoranti e uscire dal paese nel 2002, principalmente per scarsi profitti….nessun boliviano sarebbe stato disposto ad abbandonare l’uso di sedersi per strada tra i mercati su una cassetta della frutta in un comedores improvvisato per mangiare con pochi centesimi di Euro pollo fritto, saltenas o empanadas condite con la salsa piccante llajhua. Qui l’importanza delle tradizioni è riconosciuta, valorizzata; si parla del trionfo dell’indigenismo. Cerco di capire cosa ci sia dietro questo termine…rivendicazione di un’autonomia, di un’indipendenza dai sistemi neoliberali e capitalisti mondiali, conservazione delle tradizioni, autonomia territoriale, autodeterminazione delle comunità…..l’espulsione dell’ambasciatore statunitense nel 2008, la nazionalizzazione del settore degli idrocarburi, la lotta contro il latifondismo, il limite alla proprietà privata…Dopo decenni di governi di origine che hanno messo al margine dell’economia e della politica le comunità locali con il secondo mandato presidenziale di un aymara, campesino e cocalero ora riacquistano la propria dignità.

In ogni muro di La Paz o delle case costruite di fango e lamiera nello Yungas leggo “Evo si”, “Evo cumple”, “Evo, Gracias por tu obras”. Ogni seduta parlamentare si inaugura con il pugno alzato, mentre le bombette delle numerose donne che siedono in parlamento le ritrovo anche nelle piccole amministrazioni comunali delle municipalità rurali dello Yungas. Il consenso riscosso da Evo e dalle proposte di riforma costituzionale è vasto e condiviso; se durante il primo mandato tale consenso lo si poteva ritrovare principalmente tra i campesinos, cocaleros delle aree rurali, oggi coinvolge anche la classe media urbana.

Anche io vorrei lasciarmi coinvolgere a affascinare da questa atmosfera, riconoscere che è possibile proporre un governo democratico, partecipativo, basato su un concetto di sviluppo alternativo che riconosce la necessità di salvaguardare la Pacha Mama, la Madre Terra da difendere per garantire la sopravvivenza dell’umanità.

Ma la parola indigenismo mi fa anche un po’ paura….

Passo ogni giorno davanti all’ufficio del registro elettorale del Dipartimento di La Paz, ogni giorno una fila lunga, ordinata e silenziosa….(mi chiedo se i cittadini Italiani la farebbero per potere avere garantito il diritto di voto)….ammiro questa gente che rivendica i propri diritti, il diritto di partecipare alla vita politica del paese….poi però mi raccontano che secondo la normativa del paese se non voti perdi accesso al credito bancario, ad uscire dal paese, all’accredito del proprio salario….

Rivendicare le proprie tradizioni….così il Presidente Morales nel 2009 ha chiesto ufficialmente di cancellare dalla Convenzione ONU sulle droghe i commi che proibiscono la masticazione di foglie di coca….la sagrada hoja de coca, una pratica ancestrale e millenaria dei popoli indigeni andini che non può né deve essere proibita, secondo il presidente.

Certamente i campesinos boliviani non sono costretti più a sottostare alle azioni non sempre legittime e approvabili della DEA , che pur di contrastare il narcotraffico dei derivati della foglia di coca verso gli Stati Uniti distruggevano le piantagioni di foglia di coca…..certamente non c’è più spazio per una cooperazione “condizionata”, un aiuto allo sviluppo concesso solo se accompagnato da programmi di sviluppo alternativi alla coltivazione della foglia di coca….le comunità di questa cooperazione sanno poco che farsene….Raggiungo la regione del Sud Yungas e mi chiedo però se non sia la foglia di coca ad essersi impadronita del paese ora…..mi raccontano che prima qui si coltivavano banani, frutteti, cereali…..e ora si coltiva quasi esclusivamente foglia di coca. Se davvero servisse soltanto ad alimentare il mercato interno, sarebbe un diritto da rivendicare, certamente….In effetti l’amministrazione comunale della municipalità di Chulumani mi accoglie masticando foglie di coca organica, da loro prodotte e delle quali vanno fieri….ma è indubbio che l’espansione della coltivazione di foglie di coca è principalmente legato al narcotraffico, che sta generando redditi ingenti nel paese…e i prodotti chimici derivati della coca, che certo non fanno in alcun modo parte della tradizione indigena, sembra che inizino a circolare a basso prezzo ora anche in Bolivia. Ma a prescindere dalle rivendicazioni del presidente Morales, sino a che la domanda mondiale di produzione di foglie di coca sarà in costante crescita, i boliviani continueranno ad estendere la sua coltivazione …e per almeno 4 buoni motivi:

– La coltivazione di coca, rispetto alla coltivazione di altri prodotti agricoli, richiede soltanto un investimento iniziale, da non ripetere nel tempo;

– Il prezzo alla vendita della foglia di coca è molto più elevato del prezzo di altri prodotti agricoli, destinati al mercato interno o all’esportazione;

– La domanda ti tale prodotto è positiva e crescente, quindi la coltivazione di coca risulta un investimento sicuro;

– Il raccolto si produce in media 3 – 4 volte l’anno, con una rendita maggiore rispetto ad altri prodotti agricoli.

L’estensione della coltivazione della foglia di coca non è però priva di impatto sulle condizioni di vita delle comunità locali; i terreni messi a coltura con il tempo vanno deteriorandosi riducendo la fertilità dei suoli; anche quando si vorrà reintrodurre in certi territori la coltivazione di altre colture, sarà molto difficile recuperare i suoli dove oggi si coltiva coca; al fine di produrre maggiori quantità di prodotto, in molti casi si usano fertilizzanti chimici, con un ulteriore impatto sul territorio. Le comunità che oggi stanno convertendo la propria tradizionale produzione agricola in produzione di coca, stanno inoltre mettendo a rischio la propria sicurezza alimentare, dovendo sostenere il proprio approvvigionamento ricorrendo a prodotti stranieri o coltivati in altre parti del paese. Dunque, anche senza volere considerare gli aspetti negativi legati al narcotraffico, per le comunità locali la produzione di coca, per quanto generi un reddito certamente superiore ad altre attività economiche, non è una strategia di sviluppo sostenibile per il paese.

Apparentemente sembra che questo processo debba rimanere indiscusso, perché il diritto dei cocaleros di coltivare coca non può essere messo in discussione….ma in realtà la consapevolezza dei danni ambientali legati alla coca sta emergendo, e alcuni si oppongono….

La Municipalità di Irupana, per esempio, nel Sud Yungas, sta resistendo a questo processo e nella propria area rurale la produzione agricola è ancora diversificata….la cooperativa Coraca Irupana, da 25 anni lavora producendo caffè, amaranto, miele organico, investendo i profitti ricavati dal mercato del circuito biologico e del commercio giusto in servizi per le comunità…il numero di produttori che fanno parte della cooperativa è in costante aumento e ricevono l’appoggio della municipalità che per questo, viene discriminata dalle altre realtà presenti nel Sud Yungas.

Di riunioni sindacali di cocaleros parla ogni mattina Radio Yungas…che incarna perfettamente il concetto di radio comunitaria, una radio informativa e partecipativa….una radio a servizio della comunità, che testimonia in presa diretta gli avvenimenti politici, economici, sociali o culturali della comunità alla quale si rivolge, che funge da strumento di comunicazione in tempo reale per le comunità che organizzano riunioni e incontri grazie agli annunci della radio…una radio comunitaria come punto di riferimento principale della popolazione dello Yungas, che non crede ad un avvenimento se non annunciato dalla radio….”Radio Yungas è lo Yungas”, così mi spiega la giovane Eliana, direttore esecutivo della Radio da più di due anni…..”Radio Yungas non può chiudere, non si può chiudere lo Yungas”….La Radio, dopo 32 anni di attività, si trova in difficoltà economiche, ma Eliana è ottimista e sicura, nonostante i debiti, quest’anno non manderà a casa nessuno degli 11 impiegati della radio. Ne sono certa anche io, Radio Yungas non chiuderà.

La determinazione e l’attivismo di Eliana, lo ritrovo in Claudia…aveva 18 anni, studentessa di ingegneria usciva tardi spesso dall’università di La Paz…..più volte le era capitato di vedere ragazzi e bambini giocare la sera a calcio al parco zoologico….un giorno, passando per il parco, la maggior parte di loro fugge, rimane un bambino di sette anni; con lui Claudia inizia a parlare sfidando la propria diffidenza, gli offre un pasto, un alloggio dove dormire, e così Claudia inizia a conoscere la vita dei ragazzi di strada di La Paz; ragazzi che sono fuggiti dalle proprie famiglie in condizioni di povertà, prevalentemente per la violenza sofferta; fuggono dalla famiglia, dalla scuola, dormono sopra gli alberi del parco e sopravvivono mangiando in strada o presso alcune mense gestite da alcune organizzazioni di stampo assistenzialista. E così nascono i bambini di strada di seconda generazione, un fenomeno in crescita a La Paz, come a Chocabamba o Santa Cruz.

Da 18 anni Claudia dirige Alalay, un’associazione che opera per la protezione dei ragazzi di strada e per la prevenzione del fenomeno…..”il fenomeno in Bolivia si manifesta a partire dagli anni ’80, quando diversi fenomeni sociali ed economici coinvolgono il paese in una crisi….l’emigrazione dalle campagne verso la città, crea aree urbane di emarginazione, le famiglie migranti, in un contesto nuovo e prive del supporto della struttura familiare più ampia, non riescono più a gestire le relazioni familiari interne”. Il fenomeno cresce ma nell’indifferenza della gente. Un’indifferenza indifendibile per Claudia, che Alalay cerca di contrastare organizzando, insieme ai ragazzi che vivono nei centri, proiezioni di materiali audiovisivi, fotografici e artistici da loro prodotti, che raccontano il loro punto di vista, la loro realtà. Alalay è cresciuta, gestisce 4 centri di protezione e prevenzione a La Paz e ad El Alto, altrettante a Cochabamba e Santa Cruz. L’obiettivo è consentire ai ragazzi che hanno ancora una famiglia propria o allargata, di potere farvi ritorno….ma solo il 15% di loro ci riesce….gli altri crescono nei centri, ricominciano a frequentare la scuola e poi si specializzando nella formazione professionale per potere avviare, in ambiente protetto, un’attività lavorativa una volta raggiunta la maggiore età….Alalay potrebbe crescere ancora e dare ospitalità a più dei 3.000 bambini/e e adolescenti a cui attualmente da protezione; ma nel futuro Claudia desidera lavorare soprattutto per prevenire il fenomeno, “perché è possibile prevenirlo”. Nei centri di prevenzione si lavora non soltanto con i ragazzi, ma anche con gli insegnanti, con i genitori….l’obiettivo ultimo di Alalay è garantire l’integrazione dei ragazzi di strada nella società….ma la disgregazione degli affetti e delle relazioni familiari e comunitarie si può contrastare….ancora in Bolivia è possibile!

1 La Drug Enforcement Agency è il corpo statunitense specializzato nella lotta alla droga, che in Bolivia ha operato per promuovere, con mezzi non sempre leciti e leggitimi, programmi alternativi alla produzione di coca e la lotta al narcotraffico. Nel 2008 il presidente Morales ha sancito la fuoriuscita a tempo indeterminato della DEA dal paese.

SIATE NUMEROSI…. E AIUTATE LA BOLIVIA

QUALCOSA DI MIO HIHI
un ostello è più bello è più bello….
un ostello ma che forte ma che grande…
un ostelllo ma sei pazzo… sei un ragazzo….
un ostello… la gioventù che passa… la verità che sollazza
un ostello…. un cartello… un cestello… un fratello…
un castello…. un festone… un terrone…
un figlio mondo….


il diluvio …. è tolto… il dilemma è sciolto… le speranze..

son tolte… e il futuro… un dilemma…

morire… vivere… tagliare l’amore… tagliare.. le scarpe

piene di sangue e fango… sangue è sudore….

e il sole è una modestia.. da incriminare….

molte foto… molta fatica…. molta suspances

…. ultimi sprazzi di vitalità….

la vitalità di un orso…. e la vitalità di un coyote.. senz

meta….

non c’è metà c’è sonno da recuperare… posti da fotografare…

albe da sorridere… monti da scalare… poesie… e porti…

di pescatori

bicchieri da bere… con moderazione…

artiste da valorizzare… grande chiara ragnini…

un vuoto da riempire….. hihihi CON TANTE NOVITà  BEL MERCOLEDI AL ARCI CAMALLI YEAHHH

un caffè d’aste da vedere…

“Fuori Dalle Mura”: il mio cd per l’associazione di solidarietà internazionale Progetto Continenti

“Fuori Dalle Mura”: il mio cd per l’associazione di solidarietà internazionale Progetto Continenti clicca qui per ascoltare tutti i brani http://www.myspace.com/fuoridallemura CHI FOSSE INTERESSATO AD ACQUISTARE IL CD PUO’ SCRIVERMI QUI O ALLA MAIL renzo.cozzani@libero.it (il prezzo d’acquisto “consigliato” è di 10 euro, ma se per qualcuno fosse un problema può dare liberamente quello che può e vuole) le canzoni di quest’album sono state scritte nell’arco di un ventennio, come la storia di Progetto Continenti, e molte di loro sono state ispirate dai sogni e progetti dell’associazione, per poi in certo qual modo accompagnarli…così in particolare per le canzoni espressamente dedicate alla storia dei popoli ed alla loro aspirazione alla giustizia ed alla pace: “Nicaragua”, ai tempi delle speranze suscitate dalla rivoluzione sandinista, “I Nostri Fiori”, scritta in occasione delle celebrazioni del cinquecentenario della “Conquista” dell’America (ufficialmente detta “Scoperta”..) e poi “I Bambini di Sarajevo”, che parla di una guerra, quella nella ex Jugoslavia, talmente vicina a noi da poterne sentire l’odore… un altro capitolo dell’album è composto da canzoni più recenti, come “Il Fiume Va” e “l’Ospite”, il cui tratto fondamentale è costituito dalla ricerca di sè stessi nell’accoglienza verso l’altro (e magari l’Altro..), e da brani come “I Gigli del Campo”, “Pani e Pesci” e “C’è Un Uomo”, esplicitamente ispirati a quella “spiritualità della solidarietà” che è una delle “radici” di molte delle persone di Progetto Continenti, peraltro associazione profondamente ed autenticamente “laica”… infine “Viaggiatore” e “Niente Va Perduto”, che aprono e chiudono l’album all’insegna del tema del cammino, della strada: perchè “camminando si apre cammino” ed è sulla strada che occorre stare: è lì che si fanno gli incontri migliori…fuori dalle mura…

http://www.progettocontinenti.it/newprocon/master/
visualizza.asp?ID=1&spot=101&cartella=sinistra&pag

COMPRATE IL LIBRO DI MASSIMO FAZIO  VILLA REGNANTE …

Salvatore Fazio, detto Massimo, è un artista catanese: pedagogista, scrittore e filosofo. È stato definito il “discepolo” del filosofo Manlio Sgalambro, con il quale ha collaborato ad alcune iniziative culturali. Tra le collaborazioni di Fazio si ricordano anche quelle con il giovane attore catanese Alessio Cantarella e con i musicisti Lilies on Mars.

MASSIMO FAZIO è UN AMICO.. CHE HO CONOSCIUTO SU MY SPACE… ED UN CUORE D’ORO.. è UN PIACERE PER ME AVERE AMICI COSì CARI ED IMPORTANTI….

FORZA FAZIO FORZAA

Ha vissuto nella sua Catania, ma anche a Palermo, Roma e Torino, città nelle quali ha potuto conoscere e descrivere tutte le dinamiche di un’Italia che, secondo il suo giudizio, «va e non va».

Villa Regnante (Cultura)

sempre il 6 giugno infiorata vi aspetta non mancate

eccovi alcune foto fatte da me in passato..

infiorata 2008

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